Un compromesso si sta delineando all’orizzonte. Forse. A Bruxelles falchi e colombe sono così divisi che non è semplice arrivare a un accordo, ma si fa sempre più plausibile l’ipotesi di una soluzione a metà: un intervento combinato di Mes e Bei.
Il premier Conte insiste sugli eurobond, di fatto finanziamenti a fondo perduto, proposta sostenuta anche da Francia, Spagna e Portogallo, mentre Germania e Olanda hanno posto il veto.
Come funzionerebbe l’accordo combinato
Secondo quanto anticipato da Dagospia, dopo il fuoco incrociato dei giorni scorsi un accordo sarebbe finalmente vicino e prevedrebbe l’utilizzo dell’ex Fondo Salva-Stati senza condizionalità “nuove”, ma con obiettivi mirati e limitati a sanità, ricostruzione e investimenti in determinati settori, che verrebbero verificati da una commissione europea.
Nessuna Troika in stile Grecia che a tavolino stila un elenco di riforme e tagli in cambio di aiuti economici. Ma qualcosa di diverso.
Cosa farebbe la Bei
Tutti sembrano puntare ad una soluzione che non elegga vincitori né bolli i vinti. Ma la Germania della Merkel vuole riattivare il Patto di stabilità il prima possibile, appena sarà passata l’emergenza. E cioè: la Bei, che non avrebbe un capitale sufficiente, emetterebbe nuove obbligazioni, garantite da tutta l’Unione Europea.
Il Mes, invece, vincolerebbe solo i Paesi della zona euro. A unire le due, una commissione con il compito di verificare l’aderenza agli obiettivi di spesa dei singoli governi.
I papabili protagonisti della trattativa
Dagospia indaga i papabili protagonisti di questo negoziato. “Non certo Gentiloni: il commissario europeo all’Economia (per mancanza di deleghe) è di fatto commissariato dai suoi funzionari chiave, ovvero il capo di gabinetto Marco Buti, un euroburocrate di carriera, ed è totalmente ‘catturato’ dal pensiero euro-rigorista; e il capo segreteria Marco Piantini, un altro che ha passato molti anni nelle istituzioni comunitarie e come Buti non vuole mostrarsi sensibile né incline a perorare la causa italiana”.
La diplomazia italiana a Bruxelles pare debole. Ma tra le figure che in qualche modo si muovono c’è, in pole position, David Sassoli, il presidente dell’Europarlamento. Accanto a lui, spiega Dagospia, Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, e Fabio Panetta, appena arrivato da Bankitalia al board della Bce.
Un altro protagonista sarebbe il presidente Mattarella, “essendo il Quirinale il vero ministero degli Esteri italiano (non da oggi)” sottolinea Dago: pare che il capo dello Stato abbia promesso al premier Conte che chiamerà i suoi omologhi Macron e Steinmeier, mentre non sentirà l’Olanda, perché trattandosi di una monarchia sarebbe più complicata da gestire.
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