Condividevamo un piacere particolare o meglio una propensione innata ad amare i posti negletti, ai nostri occhi carichi di un fascino decadente che era manifesta armonia di un mondo altro, forse possibile per noi.
Si abusava della loro dimensione atemporale, riluttanti com'eravamo ad accettare le regole schizofreniche di una società che volentieri ci avrebbe voluti lobotomizzati.
Noi, incuranti, continuavamo a decantare le opacizzazioni, le ombre, le suggestioni di luoghi scoperti per caso, fuori dagli squallidi circuiti turistici, consci che queste bizzarrie ci allontanavano dagli amici che già si erano omologati, senza scossoni né drammi, a schemi codificati da altri voluti.
Era l'assoluto che prendeva forma e il ricordo mi spezza ancora il respiro.
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